Il cigno nero

Vi proponiamo alcuni brani di un interessante editoriale di Luigino Bruni, pubblicato su Avvenire del 1° settembre scorso.

 

“La logica del Cigno nero rende ciò che non si sa molto più importante di ciò che si sa”
(Nassim N. Taleb Il cigno nero)

 

Il “cigno nero” è quell’evento altamente improbabile e dagli effetti molto rilevanti, il cui arrivo non poteva essere né previsto né spiegato sulla base dei fatti del passato. Il cigno nero – l’espressione proviene dalla scoperta di cigni neri in Australia, che confutò la tesi, considerata certa: “tutti i cigni sono bianchi” – è il grande nemico anche delle imprese e delle organizzazioni, per i suoi effetti potenzialmente devastanti.

Ma anche se il dibattito, più o meno scientifico, che in questi anni si è sviluppato mette in rilievo quasi esclusivamente gli effetti distruttivi, in realtà gli eventi totalmente inattesi e sorprendenti possono rappresentare anche la salvezza delle organizzazioni e delle comunità. L’inatteso può essere il dono più grande – lo vediamo tutti i giorni con i nostri figli.

Se, infatti, guardiamo bene dentro le dinamiche delle organizzazioni reali, economiche e non, ci accorgiamo che il vero grande nemico, il cigno nero cattivo, è la tendenza, invincibile, alla creazione di routine gestionali rigide, costruite sull’osservazione del passato e che quindi impediscono la comprensione dell’arrivo delle grandi novità. La gestione che guida l’oggi guardando indietro fa “conoscere” solo ciò che si sapeva già; uno sguardo retroattivo che, come nel racconto biblico della moglie di Lot (Genesi 19,26), trasforma la vita in una morta statua di sale. Il pericolo veramente grave delle organizzazioni non sta allora nell’esistenza dei cigni neri ma nella loro gestione, troppo spesso errata.

(…) Una delle trappole relazionali che rendono le organizzazioni molto meno creative, vitali e innovative di quanto potrebbero essere è infatti la lotta, più o meno consapevole, tra la dirigenza e i potenziali cigni neri, che fa di tutto per farli rientrare nelle logiche routinarie – i letti di procuste sono i divani più presenti nelle sale delle organizzazioni moderne. L’innovazione vera di ‘crinale’ è legata a persone che per poter agire al massimo delle loro potenzialità non possono essere gestite con i tipici strumenti manageriali.

Oggi stiamo finalmente capendo che le organizzazioni vitali e capaci di generare cose veramente nuove, devono rinunciare alla stessa pretesa di governare e controllare le loro persone, perché nelle dinamiche veramente decisive le persone sono ingovernabili, perché se fossero totalmente governate perderebbero la componente più innovativa della loro creatività (…).

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