Pochi mi davano la mano!


«Venerdì sono andato alla chiusura di un corso di Scholas occurrentes con i giovani: erano della Colombia, dell’Argentina, del Mozambico, del Brasile, del Paraguay e di altri Paesi; una cinquantina di giovani che avevano fatto qui un incontro sul tema del bullismo. Erano tutti lì ad aspettarmi, e quando sono arrivato, come fanno i giovani, hanno fatto chiasso. Io mi sono avvicinato per salutarli e pochi mi davano la mano: la maggioranza erano con il telefonino: foto, foto, foto… selfie. Ho visto che la loro realtà è quella: quello è il loro mondo reale, non il contatto umano. E questo è grave. Sono giovani “virtualizzati”. Il mondo delle comunicazioni virtuali è una cosa buona, ma quando diventa alienante ti fa dimenticare di dare la mano. Salutano con il telefonino, quasi tutti! Erano felici di vedermi, di dirmi le cose… E la loro autenticità la esprimevano così. Ti salutavano così.

Dobbiamo fare “atterrare” i giovani nel mondo reale. Toccare la realtà. Senza distruggere le cose buone che può avere il mondo virtuale, perché servono. E’ importante questo: la realtà, la concretezza. (…) Se tu vivi in un mondo virtuale, tu perdi le radici (…). Non dimentichiamo quello che dice il poeta: “Tutto quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha sotto terra”. Andare alle radici. Uno dei problemi a mio giudizio più difficili, oggi, dei giovani è questo: che sono sradicati. Devono ritrovare le radici, senza andare indietro: devono ritrovarle per andare avanti».

(Incontro di Papa Francesco con la Diocesi di Roma, 14 maggio 2018)