«La fede dell’altro può dirmi qualcosa di Dio»

Safet Zec, Bread in hands, 2016
Vi proponiamo il resoconto – redatto da Luca Marcolivio per L’Osservatore Romano – di un’iniziativa sul Documento sulla fratellanza umana.

OLTRE IL DIALOGO.

A due mesi dalla sua firma, il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sta ormai diventando parte integrante del dialogo islamo-cristiano non solo tra le élite religiose ma anche tra i fedeli comuni. Se ne è discusso lunedì 8 aprile alla Pontificia università gregoriana, alla presenza di Adnane Mokrani, teologo musulmano di origine tunisina, docente di islamistica e lingua araba al Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica (Pisai), e di padre Laurent Basanese, direttore del Centro studi interreligiosi della Gregoriana.

Nel corso del dibattito, moderato da don Valentino Cottini, già preside del Pisai, i due teologi hanno illustrato i rispettivi punti di vista religiosi su un testo che parte da una prospettiva islamo-cristiana ma che, in realtà, ha una finalità universale. «Questo documento rappresenta una novità assoluta, è il primo firmato da un Papa e da un’autorità musulmana», ha osservato Mokrani. Francesco e il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, hanno così firmato un atto che è espressione non solo di un «dialogo interreligioso» ma anche e soprattutto di un’«etica universale, condivisa da tutti gli uomini». Il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune offre anche un “quadro teologico”, poiché pone una «responsabilità davanti a Dio, all’umanità e al creato», in quanto cristianesimo e islam sono «religioni distinte ma non separate», con una «missione comune nel servizio all’umanità». Impossibile, poi, per il credente non vedere nell’altro «un fratello da sostenere e da amare»: in tal senso «il musulmano che odia il cristiano è meno musulmano e il cristiano che odia il musulmano è meno cristiano», ha esemplificato Mokrani. Altri punti individuati dal docente del Pisai sono stati il nesso tra solidarietà umana e tutela del creato, la crisi del mondo moderno (davanti alla quale le religioni sono tenute a offrire una «prospettiva profetica»), il circolo virtuoso che si crea «tra Dio, gente e valori», nella misura in cui le persone che servono i valori servono anche Dio e viceversa. Se, da un lato, i fondamentalismi sono frutto di un abuso e di una manipolazione che porta gli uomini a compiere quello che nulla ha a che vedere con la religione, dall’altro Mokrani si è detto d’accordo con Papa Francesco sul discorso del pluralismo religioso come dono divino: «Questa diversità è positiva, si tratta del modo di creare di Dio, che è un modo colorato. La fede dell’altro non è l’opera di Satana» ma, al contrario, «può dirmi qualcosa di Dio», ha dichiarato il teologo. Un ultimo accenno è stato fatto da Mokrani sulla “cittadinanza piena” di tutti gli uomini, per cui è da condannare qualunque atteggiamento discriminatorio verso le minoranze.

Da parte sua, padre Basanese ha ricordato la proliferazione di testi elaborati nel mondo musulmano negli anni che hanno preceduto il Documento sulla fratellanza umana: tra essi, il Messaggio di Amman (2004), la lettera Una parola comune tra noi e voi (2007) con cui centotrentotto leader religiosi musulmani rispondevano alla lezione tenuta da Benedetto XVI all’università di Ratisbona, la Dichiarazione di Marrakech (2016) sui diritti delle minoranze nei paesi a maggioranza musulmana. La svolta del documento di Abu Dhabi è dovuta non solo alla circostanza che sia stato siglato durante la prima visita di un pontefice in una nazione della penisola arabica ma anche al fatto che non vi appaiano né l’espressione “dialogo interreligioso”, dato ormai come concetto acquisito, né i termini “islam” e “cristianesimo”. L’atto siglato da Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb — ha sottolineato Basanese — «non è rivolto solo agli specialisti» ma, in primo luogo, ai fedeli comuni e si colloca sulla scia di documenti conciliari come Nostra aetate e Gaudium et spes. Tra i valori condivisi nel documento, il “più alto” è «l’amore per la differenza»: da qui l’invito a «trasformare la differenza in solidarietà», il che è una grande sfida. Tale amore per la differenza non è molto diverso dall’amore per i nemici di cui parla il Vangelo. Se, da un lato, «i conflitti sono il sintomo dell’incapacità di risolvere le questioni fondamentali», il Documento sulla fratellanza umana «ci indica la strada» che dovremmo seguire, ha concluso il padre gesuita.

In occasione della tavola rotonda, è stato presentato il gruppo di ricerca congiunto Centro studi interreligiosi della Gregoriana-Pisai sul tema «Il Documento sulla fratellanza umana: riflessioni e sviluppi teologici, filosofici e sociali». I referenti saranno i due direttori delle rispettive istituzioni, ovvero il preside Diego Sarriò Cucarella e padre Laurent Basanese, mentre i membri del gruppo di ricerca saranno nove docenti delle due istituzioni: Valentino Cottini, Lorenzo Maggioni, Adnane Mokrani, Wasim Salman, Amal Hazeen, Andrea Mandonico, Federico Stella, Virgilio Sottana e Jason Welle.

(da L’Osservatore Romano, 10-11 aprile 2019)